Brienza

Dimore Storiche

L’origine del paese risale ai Longobardi, che scelsero questo luogo per l’edificazione della roccaforte per il controllo di un territorio strategico alla confluenza delle valli dell’Agri e del Melandro, caratterizzato da una grande ricchezza ambientale e paesaggistica e collocato nel Parco Nazionale dell’Appenino Lucano Val D’Agri-Lagonegrese.

Oltre l’80% del territorio burghentino è infatti ricoperto da un patrimonio boschivo che comprende una sorprendente varietà di specie biologiche e faunistiche: estesi boschi di Faggio dominano sul monte San Gennaro, insieme a varietà di querce e castagno.

Castello Caracciolo

Castello che fu dei Caracciolo, ora parzialmente restaurato, era il perno di una fortezza con una cinta muraria ancora riconoscibile. Secondo fonti non accertate, aveva 365 stanze, una per ogni giorno dell’anno.

Chiesa della Santissima Annunziata

Oltre al castello, Brienza ha numerose chiese, alcune con opere molto belle. Di particolare pregio: la Chiesa madre dell’Assunta, risalente all’XI secolo ma ristrutturata nel ‘700, e la Chiesa della Madonna degli Angeli, non molto distante dal paese, arricchita da pregevoli affreschi del pittore lucano Giovanni De Gregorio, detto “Il Pietrafesa”. Inoltre, in piazza Mario Pagano (cui è dedicato un bel monumento) affacciano il convento dei Frati Minori Osservanti, oggi sede municipale, il cui chiostro è decorato da splendidi affreschi, e l’annessa chiesa dell’Annunziata con un pulpito ligneo del 1735 di Antonio la Sala di Potenza e alcuni tesori in una bellissima sagrestia visitata grazie alla disponibilità di un coltissimo Parroco che impartisce lezioni di organo. Può capitare infatti di ascoltare durante la visita una celebre fuga di Bach.

Per le vie del paese si possono ammirare palazzi nobiliari con portali ed androni finemente lavorati, soprattutto percorrendo la centralissima via Mario Pagano, lungo la quale ve ne sono alcuni con appositi elementi descrittivi (Palazzi Altavista, Paternoster, Perrelli, Barracco). Al termine della strada nel bellissimo slargo ai piedi del castello e del borgo in cui si notano vari edifici in ristrutturazione, ci si trova di fronte al Palazzo ed alla Cappella Falce (con un bel dipinto del ‘700) che occupano i due lati della omonima Piazzetta.

La famiglia Falce, presente a Brienza da vari secoli, è tuttora proprietaria del bel Palazzo e vi soggiorna in vari momenti dell’anno grazie agli estesi restauri che hanno interessato sia gli esterni del Palazzo che i suoi interni. Ambienti che nel convegno di Roma sono stati ammirati dai partecipanti grazie alle bellissime immagini del video girato per l’occasione da Reply Studio di cui il notaio Antonio Falce ha autorizzato la visione.

Immagini che, insieme a quelle degli interni di altre dimore storiche lucane proiettate nel convegno, hanno fornito una idea della suggestione che possono avere queste dimore dopo un recupero strutturale rispettoso del passato ed un arredamento di gusto.

Interno del Palazzo Falce

A pochi passi dalla Piazzetta Falce c’è un’altra dimora storica, Palazzo Adobbato trasformato in un B&B (La voce del Fiume), indicato in alcune classifiche di tour operator come tra i più suggestivi d’Italia perché vi si accede attraverso una breve e strettissima strada ma poi, una volta all’interno, lo sguardo spazia libero sul greto del fiume e la valle, il verde dei boschi.

Oltre alla posizione tuttora strategica di snodo viario, di vicinanza alla zona industriale di Tito e Potenza, agli uffici regionali e centrali, alle maggiori strutture sanitarie regionali e base per escursioni in località lucane e campane di grande attrattiva, Brienza punta anche ad essere una destinazione turistica con una propria identità storica, artistica e paesaggistica.

Per questo, è sicuramente rilevante l’istituzione di un Parco Letterario intestato a Francesco Mario Pagano, nato a Brienza nel 1748. Giurista, filosofo, politico e drammaturgo è considerato l’iniziatore della “Scuola storica napoletana del diritto” e figura chiave della breve e drammatica esperienza della Repubblica Napoletana del 1799 della cui Costituzione era stato il principale estensore. Crollata la Repubblica, Francesco Mario Pagano, insieme ad altri protagonisti di quella breve ma significativa esperienza fu condannato a morte e giustiziato il 29 ottobre 1799.

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