Il nostro servizio del 3 gennaio 2024 “Vivibilità come premessa di sopravvivenza dei borghi: il caso Armento” ricorda l’importanza delle iniziative dal basso per la rinascita dei paesi.
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Le normative e le indispensabili opere infrastrutturali sono importanti ma fin’ora non hanno interrotto lo spopolamento ed il degrado della vivibilità nei piccoli paesi per la chiusura di scuole, PT, negozi ed altri presidi di comunità. Carenze che poi determinano l’impoverimento della vita socioculturale, come descritto in una letteratura ampia e qualificata.
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1 – Situazione generale
Per fortuna, sono sempre più numerose le iniziative realizzate da esponenti della società civile consapevoli che i piccoli comuni muoiono se i cittadini non si danno da fare in prima persona, senza aspettare solo gli interventi istituzionali, spesso insufficienti e non adeguati alle peculiarità dei territori.
Al di là delle specificità locali che richiedono interventi differenziati, l’elemento che accomuna le meritorie azioni dei residenti che non si arrendono è il legittimo desiderio di non stare nei borghi da eremiti ma da cittadini desiderosi di vivere la contemporaneità in modi non troppo difformi dal vitalismo urbano (ma in luoghi meno stranianti di molte aree metropolitane!). Queste persone animate dal desiderio di “restanza” sono esponenti di un’Italia che non ci sta a sentirsi ai margini della storia solo perché residenti in aree svantaggiate. E si prendono cura dell’Italia nascosta impegnandosi nella rigenerazione dei luoghi d’appartenenza.
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Per questo i cittadini, mentre richiedono alla Stato infrastrutture e servizi fondamentali per la quotidianità (strade e viabilità, presidi sanitari, trasporti, internet veloce,…), si rendono anche conto che gli 8.000 comuni italiani (5.500 dei quali sotto i 5.000 ab.) non potranno avere dalle istituzioni tutto quanto è necessario per una moderna vivibilità e che molte cose dovranno essere realizzate dai residenti. I casi, come quelli segnalati in questo nostro portale, nel servizio del TCI ed altri media andrebbero divulgati con una migliore comunicazione.
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2 – Mobilitazione della cittadinanza
Pertanto segnaliamo con molto piacere il servizio del mensile del TCI intitolato L’importanza di costruire la comunità in cui si descrivono gli esiti positivi di iniziative frutto di scelte individuali o della collaborazione tra cittadini che si adoperano per far rivivere paesi. Sono iniziative spesso assai diverse tra loro fatte innanzitutto per incentivare gli abitanti a restare ma utili anche per i visitatori agostani e occasionali turisti fuori stagione.
Per apprezzarne la rilevanza, la varietà e la creatività, la rivista riporta le storie di alcuni comuni Bandiera Arancione (lo speciale riconoscimento che il Touring Club Italiano assegna a paesi con requisiti di eccellenza): Orsara di Puglia, Tempio Pausania, Castelnuovo Magra (solo 300 abitanti e senza negozio di alimentari), San Casciano dei Bagni, il progetto Savio Bike Hub dei comuni Bagno di Romagna e Sarsina nella valle del Savio.
Al di là delle loro specificità, le iniziative hanno caratteristiche e finalità simili a quelle descritte nel nostro rapporto del 3 gennaio scorso: attività pensate e realizzate da esponenti della società civile. Fatte da cittadini consapevoli che la Bandiera Arancione assegnata dal TCI è un riconoscimento importante ma non una garanzia di futuro se non si ha la capacità di sfruttarne la visibilità che essa conferisce ed essere all’altezza delle maggiori aspettative ingenerate dai riconoscimenti ma anche dal crescente dinamismo di comunità similari.
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Le storie si successo descritte nel servizio del Touring, non hanno quasi niente di antico. Si tratta infatti di attività sociali e produttive totalmente nuove oppure la riscoperta in chiave moderna di prodotti e mestieri svolti con l’utilizzo di mezzi e tecnologie avanzate o, ancora, un rapportarsi con la natura, il paesaggio, la campagna con nuove sensibilità e la voglia di maggiore fruizione. Sono infatti sempre più numerose le persone e le iniziative all’aria aperta lungo strade, tratturi, sentieri storici svolte a piedi, in bici, moto ed auto per osservare il territorio da nuove prospettive, di apprezzarne le mutazioni al variare delle stagioni, riscoprendovi tesori naturali e resti di strutture del passato nascoste dalla vegetazione.
Una prospettiva di vita in movimento che le campagne promozionali indirizzano ai turisti ma che dovrebbe essere indicata ai residenti come una delle più forti motivazioni del restare.
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3 – Opinioni convergenti
Infine, un elemento comune al n/s servizio e quello del TCI è l’assenza della insopportabile retorica sul fascino dei borghi dal ritmo lento, del silenzio o, peggio, del fascino dell’abbandono (abandonalism) ricorrente nei media, nella letteratura, nelle immagini della moda, nel cinema.
Una rappresentazione estetizzante ma non gratificante per gli abitanti e che sarebbe utile non venisse incentivata dalle attività di promozione turistica degli stessi comuni o agenzie di turismo regionale che parlano prevalentemente dei paesi come di luoghi in cui ritrovare il passato. Affermazioni che sono una sorta di necrologio per chi invece vuole vivere nel territorio aggiungendo ai riti e miti della tradizione (spesso bellissimi) i ritmi ed i rituali della contemporaneità e mostrarli anche agli eventuali visitatori, anche per incoraggiarli a tornare o a restare.