IL FIORE DEL TAMARINDO

Libro nuovo e diverso di Lodovico Alessandri

Il 22 novembre è stato presentata nella Libreria dell’Auditorium della Musica a Roma il terzo libro di Lodovico Alessandri, IL FIORE DI TAMARINDO (Albatros, 2024, € 13,90) in un incontro affollato e vivacizzato dalla interazione dei partecipanti con l’autore ed il relatore, Filippo Martino, manager e consulente di strategie organizzative di grandi aziende, presente come editorialista del sito www.borghieccellenti.it

Lodovico Alessandri, architetto nato e residente a Roma, ha interessi per la composizione letteraria, il cinema e la fotografia (con opere esposte in mostre dedicate), la pittura e la creazione di opere con legno, argilla e ferro. Attività svolte a margine di quella di architetto con progetti in varie località, incluso la Basilicata ed il Burundi, nazione del protagonista de Il Fiore del Tamarindo.

Lodovico Alessandri

I primi due libri sono formati da capitoli ciascuno con una storia diversa che recuperano importanti testimonianze socioculturali e, nel loro insieme, raccontano una realtà ancora vitale sotto l’apparente immobilità. Una vitalità la cui conoscenza è utile alla sua attività progettuale di architetto con esperienza di restauro e di valorizzazione del territorio ma anche agli stessi residenti lucani e/o di aree interne italiane che nei libri di Alessandri trovano il confortante apprezzamento di storie, pensieri e saperi da valorizzare!

Le storie sorprendenti ed i personaggi de: LA CASA CON GLI OCCHI. Racconti per…volare nonostante tutto (RCE Edizioni, 2002) e TI AMO DA VIVERE. Gocce di Lucania (Edizioni Giuseppe Laterza, 2021) evocano realtà ferite dallo spopolamento con spirito del tutto diverso dal romanticismo estetizzante che caratterizza i libri ispirati dall’”abandonalism”, il filone letterario che punta sul fascino degli oggetti e dei luoghi abbandonati. Sono opere che, invece, vogliono far conoscere e scoprire le storie di un’Italia nascosta, fatta di persone che non vanno verso un altrove ipoteticamente migliore ma contrastano lo spopolamento restando e reinventandosi, come fanno tanti anonimi ma eroici protagonisti dell’Italia che non si arrende.  Per questa attenzione letteraria e per l’attività di architetto impegnato in progetti di rigenerazione urbana, Alessandri è stato insignito della cittadinanza onoraria di Aliano (Mt).

IL nuovo libro, IL FIORE DEL TAMARINDO, pur diverso dai precedenti in molti aspetti, mostra anch’esso un’attenzione verso luoghi appartati, che occupano il centro della scena solo in situazioni drammatiche, come le stragi del 1993 prodotte dal conflitto etnico tra Uti e Tutsi, proprio nel Burundi.

La trama. Un ragazzo di 13 anni, Kimoni, sopravvive alla strage compiuta dagli Utu che distrugge la sua famiglia e l’intero villaggio, grazie al coraggio di una zia. La stessa persona che riuscirà a farlo entrare in una missione cattolica dove resterà fino a 18 anni, studiando e dimostrando intelligenza e doti di generosità. Per queste qualità viene invitato ad entrare in un seminario in Italia, scelta che Kimoni compie tra molte perplessità ma anche per l’assenza di prospettive…I suoi 4 anni di seminario segnano un grande progresso conoscitivo ma non riducono i suoi dubbi, soprattutto quelli della vocazione religiosa che lo porteranno, alla fine degli studi, a rinunciare alla vita religiosa e ad affrontare, prima a Bologna e poi a Roma, un precariato laicale insieme alla donna di cui è innamorato. “L’ingresso della figura femminile, Angelica, all’interno del Seminario in qualità di educatrice, provoca uno scompenso generale che rapisce Kimoni più di tutti. Il nostro protagonista, assorbito da un inaspettato vortice sentimentale, cede al fallimento definitivo dei suoi programmi e fugge, insieme ad Angelica, verso un futuro ambiguo e nebbioso che scaverà profonde trincee negli animi della coppia”.

La difficile ricerca del lavoro a Bologna e poi a Roma, la fatica di Kimoni per la prosecuzione degli studi e la crescita dei due figli che aggiungono sacrifici in una quotidianità fatta da troppe rinunce, logorano il rapporto di coppia che termina con una separazione. La separazione non conclude però la vicenda narrata nel libro, che poi evolve in modo sorprendente ed inaspettato, decretando una sorta di riscatto per entrambi i protagonisti.

Il fiore del Tamarindo è un libro di 136 pagine che conferma i pregi della struttura narrativa di Lodovico Alessandri fatta di capitoli che condensano in poche pagine fasi temporali spesso molto lunghe, descritte con una prosa “dallo stile semplice ma mai disadorno (Stanislao Nievo)” e con richiami colti citati in modo appropriato. Al termine della introduzione, fatta senza troppi dettagli narrativi, il coordinatore dell’incontro Filippo Martino, ha rivolto domande all’autore e poi al pubblico su temi ispirati dal libro.

Lodovico Alessandri ha affermato che la:

  • vicenda è ispirata da una storia vera;
  • realtà sociopolitica del Burundi gli è nota per l’attenzione che dedica alle nazioni equatoriali africane e per motivi professionali. In Burundi, infatti è stato incarico della progettazione del palazzo presidenziale (poi non realizzato per la morte del Presidente in un colpo di stato);
  • frequentazione dell’Africa proseguirà per assolvere incarichi professionali ma anche per rivivere sensazioni create dal paesaggio, dai rumori, dalle atmosfere, dagli odori, dalla luce, …Ricordi e sentimenti importanti, tanto da scegliere di ambientarci il suo ultimo libro, ma che Alessandri non ritiene definibili come il Mal d’Africa. Un termine spesso idealizzato dalla narrativa occidentale ma che nel linguaggio comune fa più semplicemente riferimento alla nostalgia di chi ha visitato l’Africa e desidera tornarci (come la “saudade”, la nostalgia del Brasile o di quella per altri luoghi evocati nel dibattito della serata). Quindi, non una malattia ma il desiderio di rivivere esperienze riportate alla luce dai ricordi.

Con i partecipanti che hanno affollato il bellissimo spazio nella libreria dell’Auditorium della Musica di Roma sono stati dibattuti anche altri temi suggeriti dalla lettura del libro Il Fiore del tamarindo, da seguire con maggiore impegno.
Tra i principali:

  • la onnipresente contrapposizione tra le azioni umane dettate dall’istinto primordiale ed il successivo, spesso tardivo, intervento della ragione la quale, quotidianamente, viene chiamata ad assolvere difficili compromessi, con le sue azioni di mediazione, etica ed equilibrio;
  • il dovere dell’attenzione e della memoria. Il conflitto (sopito ma non estinto) tra Uti e Tutsi con il quale si apre il romanzo, riporta in primo piano la piaga dei conflitti tribali presenti in varie nazioni africane. Tante e molto diverse tra loro, da conoscere per…
  • la crescente rilevanza geopolitica dell’Africa. Che impone più attenzione alle istituzioni ma anche ai singoli per: capire i rapporti di forza sullo scacchiere globale; comprendere le spinte a fuggire dalla violenza endemica e l’assenza di prospettive e per offrire speranze (e modelli sociopolitici) a talenti in fuga…. Per questo, senza l’illusione di mutamenti a breve degli attuali scenari, è importante
  • sostenere con generosità le strutture che in Africa si occupano delle fasce più deboli e che necessitano di contributi solidali anche da parte dei singoli: ONG, Missioni;…Organismi che svolgono un’azione salvifica a beneficio di quanti non possono sfruttare le opportunità di lavoro offerte dal mondo della moda o degli sport professionali (il calcio in primis) che impiegano  un numero crescente di talenti africani. Al riguardo, durante la fase conviviale nel suggestivo dehor della libreria, qualcuno dei partecipanti ha ricordato la vicenda dell’ex giocatore del Milan George Weah, che ritornato in Liberia ne è stato il Presidente dal 2018 all’inizio del 2024; 
  • guardare con rispetto ai nuovi protagonisti della nostra quotidianità: personale religioso e delle strutture sanitarie; collaboratori domestici; ecc. Molti dei quali provenienti dal continente africano.

Insomma, un bel libro la cui presentazione è stata un evento diverso dai soliti sia perché la vicenda richiama criticità individuali e sociali di grande rilevanza sia perché fa riferimento ad un contesto geopolitico d’importanza cruciale.CCH

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