Il Comitato UNESCO, nella sua ultima riunione svolta a New Delhi alla fine del luglio 2024 ha designato la via Appia patrimonio dell’UMANITÀ. Una decisione che consolida l’Italia al primo posto nel mondo con 60 siti e la responsabilizza a ritrovare la sua antica regina viarum.
La via Appia, era una delle strade che partivano da Roma verso i territori di interesse della Repubblica, nascente potenza dell’antichità. Progettata dal censore Appio Claudio Cieco per collegare Roma a Capua, se ne iniziò la costruzione nel 312 a.C. Successivamente, si decise la prosecuzione verso Benevento, poi verso Taranto ed infine a Brindisi, città raggiunta nel 190 a.C.
L’Appia ebbe il ruolo più cruciale tra tutte le grandi strade romane per la proiezione della Repubblica e poi dell’Impero nel Mediterraneo e verso l’Asia ma è anche quella che è stata più danneggiata dal disfacimento dell’Impero Romano fino al punto che lunghissimi tratti del suo percorso sono scomparsi sotto coltivazioni private, tratturi, palazzi e fabbriche (ILVA, a Taranto).
La designazione a sito UNESCO è una decisione quasi inedita poichè in effetti, salvo i primi 16 km iniziali da porta San Sebastiano a Roma (Parco regionale dal 2016) ed alcuni tratti affioranti lungo il percorso, si tratta di un patrimonio dell’umanità da identificare, riclassificare in termini catastali e recuperare alla fruizione.
Per fortuna non si parte da zero perchè nel 2015 il giornalista e scrittore Paolo Rumiz ebbe la folle idea di fare un viaggio a piedi alla riscoperta dell’Appia Perduta. Il viaggio fu pianificato e compiuto con Irene Zampon, Riccardo Carnavalini, Alessandro Scillitani. Insieme percorsero i 612 km tra mille difficoltà in gran parte prevenivate ma anche di impreviste novità che vissero con esaltazione ed indignazione.
Le tappe del viaggio vennero descritte su la Repubblica nel mese di agosto e poi più ampiamente l’esperienza venne descritta in un libro (Appia ed. Feltrinelli). Le immagini degli incontri e dei paesaggi vennero mostrate in un lungo e bellissimo DVD oltre che in una splendida mostra di immagini ed oggetti fatta presso l’Auditorium della musica a Roma, il museo archeologico di Santa Maria Capua Vetere ed altrove prima di essere interrotta per il COVID. A disposizione degli enti competenti (incluso i proponenti della candidatura) ed eventuali singoli interessati, Rumiz ed amici hanno poi messo a disposizione le mappe del loro percorso.
Ci fu anche uno stanziamento del MIC per primi interventi di recupero che però non hanno prodotto risultati, mentre si è subito attivato il chiacchiericcio tra i numerosi enti interessati: le Regioni Lazio, Campania Basilicata e Puglia; 13 città metropolitane e Province, 74 Comuni (tra i quali Borghi delle aree interne), 14 Parchi, 25 Università, Ministeri, comunità territoriali ed anche la Santa Sede, poichè l’Appia è stata percorsa da San Paolo e per questo una via di pellegrini.
Per la inevitabile confusione di questi interessi convergenti, Paolo Rumiz, ha voluto indicare anche ai singoli cittadini un modo concreto di farsi carico in prima persona del recupero suggerendo che: “…al di là della politica, …come in Spagna, sia la gente a riappropriasene, lasciando che siano i piedi a segnare la strada, alla buona, con vernice rossa e pennello”.