Nel 2023, 1° centenario della nascita a Tricarico (MT) di Rocco Scotellaro e del 70° anniversario della morte, vi saranno manifestazioni per ricordarne l’opera di: organizzatore politico e sindacale, studioso di economia, studioso di cultura popolare, poeta (Italo Calvino).
Oltre alle iniziative promosse da istituzioni lucane, di particolare interesse, vi sono quelle svolte ad Eboli (Sa) da entità produttive e socio-culturali che ricordano Rocco Scotellaro per l’attualità del lavoro da Lui dal 1950 al 1953 presso l’Osservatorio di politica agraria dell’Università di Napoli, diretto dal Prof. Manlio Rossi Doria.
Eboli e la Valle del Sele apparvero a Scotellaro “una piana nella quale tutto bolle…”, laboratorio con una transizione tra antica e nuova ruralità determinata dalla riforma fondiaria, dai lavori di bonifica, dall’arrivo dal nord di nuovi imprenditori e favorita da strutture scolastiche e centri di sperimentazione che creavano competenze al servizio dei cambiamenti nella produzione/distribuzione di prodotti.
L’improvvisa scomparsa di Scotellaro fu vissuta ad Eboli con grande dolore essendo apprezzatissimo per le Sue capacità di ascolto, l’attenzione verso singoli ed istituzioni, il valore dei suoi studi. Tra le molte iniziative in suo nome promosse da politici ed intellettuali, da Comune ed enti privati, vi sono quelle dei titolari dell’azienda agricola ebolitana Feudo Ron Alfrè, Renato e Nicoletta De Filitto www.feudoronalfre.it.
L’attenzione di Scotellaro verso il lavoro nella campagna
Nel 2023 ricorre il 1° centenario della nascita di Rocco Scotellaro avvenuta a Tricarico (MT) il 19/4/1923 ed il 70°anniversario della morte avvenuta a soli trent’anni nel dicembre 1953. Nell’occasione, vi saranno manifestazioni organizzate da singoli cittadini ed istituzioni che segnaleranno al grande pubblico una personalità più articolata rispetto al cliché del poeta contadino e soprattutto di grande interesse per la rilevanza della nuova ruralità e della Campagna, riportate al centro dell’attenzione da nuovi bisogni: riequilibrio città/campagna, bisogni alimentari, sostenibilità,… come sottolineato anche di recente in un convegno della CIA a Roma.
Approfondimento:
Valorizzazione della campagna: intervista a Rem Koolhaas
Figlio di un ciabattino emigrato per alcuni anni negli USA e della sarta-scrivana, Francesca Armento, Scotellaro era riuscito a proseguire gli studi malgrado l’indigenza familiare grazie a frequenze scolastiche in giro per l’Italia: presso i frati cappuccini a Sicignano degli Alburni e poi a Cava dei Tirreni; nei Regi Licei-Ginnasio di Matera e Potenza; la maturità classica nel Liceo Giovanni Prati di Trento, ospite della sorella. Iscritto a Giurisprudenza presso l’università di Roma, frequentò il 1°anno lavorando a Tivoli (Rm) come istitutore e poi, alla morte del padre, ritornò a Tricarico, iscrivendosi prima a Napoli, poi a Bari senza conseguire la laurea perché le vicende belliche e l’inizio dell’impegno politico cambiarono le Sue priorità. Le disagevoli peregrinazioni scolastiche furono molto formative perché gli fecero conoscere una parte delle tante Italie e comprenderne la complessità.
Entrato in politica quando al Centro nord si combatteva ancora la II guerra mondiale, divenne sindaco nel 1946 (a ventitré anni!), impegnandosi in battaglie per migliorare le disastrose condizioni di vita. Con vari risultati positivi ma anche con denunce da parte di avversari. Una delle quali, rivelatasi poi totalmente priva di fondamento, lo portò in carcere per 45 giorni e lo segnò profondamente.
Anche per questo, nel 1950, poco dopo l’elezione per un secondo mandato, accettò l’invito del Prof. Manlio Rossi Doria di lavorare a Portici nell’Osservatorio di politica agraria dell’Università di Napoli che seguiva le problematiche agricole di 4 regioni del mezzogiorno: Basilicata, Calabria, Campania e Puglia.
La “Scuola di Portici” era il luogo di studio e di confronto su innovative realtà culturali nazionali ed internazionali e si conducevano ricerche di socio-economia rurale nel Mezzogiorno. Con riferimento alla Basilicata (in quegli anni laboratorio di studi sulla civiltà contadina condotte dai sociologi George T. Peck e Friederick G. Friedmann; dall’etnologo Ernesto De Martino; i fotografi Henri, Cartier-Bresson e Fosco Maraini) mantenne contatti soprattutto col suo compaesano Rocco Mazzarone, con Carlo Levi ed anche Adriano Olivetti. Ma il maggiore arricchimento sulla sua conoscenza delle evoluzioni nel mondo agricolo venne dalle interazioni con Rossi Doria, i colleghi della scuola di Portici e dai suoi soggiorni nella Piana del Sele.
“La piana nella quale tutto bolle” (Scotellaro)
L’incarico a Portici non lo distaccava dalle problematiche dei Contadini del Sud ma ne allargava gli orizzonti e lo aiutava nelle sue analisi del lavoro agricolo in un momento in cui la sua centralità era messa in discussione dalla creazione di poli industriali, di aree di nuova urbanizzazione che diventavano punto di attrazione per contadini, professionisti e giovani che non sarebbero mai più diventati contadini.
Grazie agli amici locali, l’area di Eboli è scoperta da Scotellaro come “la piana nella quale tutto bolle”, grazie all’attività di nuovi operatori della ruralità (docenti, industriali, contadini) protagonisti di un “mondo che finiva ed uno che si affacciava”.
Da sempre, la geografia ha collocato la piana del Sele negli eventi della Grande Storia. Ed era successo anche 7 anni prima delle visite di Scotellaro, in uno degli episodi chiave della II Guerra Mondiale, quello dello sbarco degli anglo americani nel Golfo di Salerno, il 9/9/1943 (Operazione Avalance).
Sulle spiagge di Bellizzi, Battipaglia ed Eboli, si è combattuta una delle battaglie più cruente ed incerte per gli alleati. A differenza dallo sbarco in Normandia dell’anno successivo, gli alleati furono bloccati dai tedeschi sulla spiaggia e in 10 lunghi giorni di combattimenti rischiarono di essere ricacciati in mare dopo aver subito gravi perdite (tra i morti, un mio parente di New York). Il ritiro fu evitato grazie ai bombardamenti navali che, però, rasero al suolo ogni edificio, piante e le opere dell’uomo nei campi.
Sette anni dopo, appena arrivato a Portici presso il Centro di Ricerche Economico Agrarie Scotellaro conobbe gli esiti della ripresa grazie ai colleghi provenienti da tutto il Mezzogiorno ma soprattutto a quelli di Eboli che lo invitarono spesso a casa loro. Tra questi, il compagno di stanza a Portici, Vincenzo Faenza, agronomo e scienziato noto come uno dei primi studiosi della desertificazione. La cui moglie racconterà: “Rocco, appena avuto l’incarico da M.R.Doria..e non avendo dove andare, fu n/s ospite per qualche tempo“.
Di Eboli era anche un altro amico, Abdon Alinovi, dirigente politico del Pci, cancelliere nella Pretura di Tricarico, che il giovane socialista Scotellaro Rocco ebbe modo di frequentare per circa un anno, fra il 1943 e il 1944, quando con le prime libere elezioni sarebbe diventato sindaco del paese. Il 1° maggio 1944 tenne un comizio con Alinovi.
Per Rocco Scotellaro Eboli non era mai stato solo lo snodo ferroviario e evocato da Carlo Levi nel Cristo… ma aveva elementi rilevanti per la ruralità che vennero confermati dalla frequentazione della piana tra il 1950 e ’53. In particolare, approfondì il ruolo delle 2 strutture di formazione agraria per l’intero SUD: l’Istituto Tecnico Agrario intitolato a Giustino Fortunato ed il Centro di sperimentazione della facoltà di Portici, in cui si formavano periti e futuri iscritti alla Facoltà di Agraria dell’Università di Napoli. Che avranno un ruolo nello sviluppo delle aziende della piana, allora in una fase di magmatica trasformazione: con il tradizionale allevamento delle bufale ridimensionato a favore degli appoderamenti della riforma agraria; la discesa dal nord di grandi operatori agricoli che avevano capitali, competenze e canali di accesso ai mercati per prodotti che offrivano migliori margini: tabacco, pomodori, fragole. Osservando questa realtà da vicino, Scotellaro capiva capiva che:
- la riforma agraria, pur con i suoi limiti non andava avversata (posizione del PCI);
- la causa dei contadini non si poteva vincere col muro contro muro. Perché, nella nuova realtà dei mercati, l’azione di grandi operatori agricoli del nord non era solo attività predatoria ma rispondeva a necessità di economia di scala/peso competitivo, competenze, produttività. Scotellaro scriverà:” L’impresa di terra si è associata all’impresa industriale..L’assoluta maggioranza delle terre coltivabili della Valle del Sele è nelle mani di grossi proprietari ed affittuari….che non sono dei benefattori del Nord…ma bisogna anche dire che non sono imprenditori meridionali, solitamente assenteisti: sono abili imprenditori fatti audaci e resi sicuri dai profitti delle produzioni di zucchero, pomodori, tabacco e dagli allevamenti zootecnici..”
- le battaglie sindacali vanno combattute per evitare la marginalità dei lavoratori ma anche la marginalizzazione delle aziende.
In questo contesto, avvenne l’incontro casuale con un giovane bufalaro di 17 anni, descritto nel racconto-intervista Nel cuore della bufala, collocato nella parte finale del libro “Contadini del Sud” (pubblicato postumo da Laterza nel 1954 con la prefazione di Manlio Rossi Doria). Forse il capitolo più interessante, se non il più bello dell’intero libro perché, nella conversazione con l’aiuto bufalaro Cosimo Montefusco fu Nunziante, emerge una realtà diversa da quella lucana.
Scotellaro ricordato e rimpianto ad Eboli da decenni
Tre mesi dopo aver scritto Nel Cuore della Bufala, Rocco Scotellaro muore a Portici e subito istituzioni pubbliche, circoli culturali, singoli privati di Eboli gli dedicheranno strade, organizzeranno eventi e ricordi in varie forme. Tra le iniziative più rilevanti per continuità e contenuti, appare quella promossa dai titolari dell’azienda agricola Feudo Ron Alfrè (Tenuta Don Alfredo…) di Renato e Nicoletta De Filitto.
Una attività che offre la possibilità di conoscere meglio l’opera di Scotellaro ed anche, se non soprattutto, per scoprire la evoluzione nel tempo della ruralità in un territorio storicamente rilevante per le innovazioni nelle attività agricole.
L’azienda Feudo Ron Alfrè è un centro produttivo nella fertile piana attraversata dal fiume Sele, con allevamenti di bufale e produzione casearia, produzione di frutta ed altri prodotti agricoli cui si aggiungono servizi di accoglienza, un Museo della Civiltà Contadina, Agenzia di Organizzazione di spettacoli, attività di ricerca storica e pubblicazioni, eventi culturali, educativi e didattici, (l’azienda è iscritta all’albo regionale delle fattorie didattiche e socia di PromoVerde Campania).
L’azienda è stata costituita nel 2006 nell’attuale forma per la volontà di Renato De Filitto e della figlia Nicoletta al fine di salvaguardare tracce storiche, documentare e far rivivere i valori legati alla vita vissuta tra la terra e l’acqua, rendere il Feudo Ron Alfrè non solo un centro produttivo di eccellenza ma anche un polo culturale che merita di essere conosciuto e visitato sia per la sua capacità evocativa del passato sia anche per essere un esempio concreto di innovazione.
Il Feudo Ron Alfrè sorge in un luogo poco lontano da Paestum che ha avuto nei secoli una grande importanza per il posizionamento geografico e la rilevanza produttiva, confermata dalla scoperta di un porto/attracco fluviale di epoca romana e dalla individuazione di altri reperti che consentono un percorso nel tempo per raccontare l’ambiente, le tradizioni, l’identità della fertilissima Piana del Sele. Un’area di 700 km2, contigua al mare, le cui paludi emerse da un lago e poi bonificate sono risultate ricche di forme vita fin dai tempi preistorici come dimostrano i frammenti di ossa d’ippopotamo e rinoceronte di 40mila anni fa, oltre a strutture e reperti successivi oggetto di restauro che rendono il Feudo Ron Alfrè un insieme architettonico bello e suggestivo.
Chi ha collegato Scotellaro a tutto questo?
Lo spiega il bellissimo, agile volume La coda della bufala. Il poeta e il Bufalaro, scritto da Oreste Mottola e Renato De Filitto (ed.Magna Grecia-15€) pubblicato nel 2022 per iniziativa del Feudo Ron Alfrè.Un libro che è il risultato di una complessa ricerca fatta da Renato De Filitto per dare dignità ad una vita vissuta nell’anonimato, illuminata solo dal fortuito incontro con lo scrittore lucano. Una determinazione premiata dall’incontro con la moglie Nicolina, 84 enne ma col cervello di una ventenne ed i due figli. In 4 bellissime pagine e 2 foto, ci sono i fatti significativi nella vita di Cosimo Montefusco avvenuti dopo il 17° anno, quello dell’incontro con Scotellaro:
- Cosimo resterà un lavoratore assai coscienzioso e rispettoso delle bufale che ha in custodia, ma con la voglia di cambiare. Per evolvere da una condizione di sacrificio e gestire il tempo in modo diverso, restando in campagna ma in una condizione meno subalterna. Ma, quando il padrone venderà le bufale (gli allevamenti produttivi erano quelli con più di 250 capi), piange perché andranno al macello ed esprime il desiderio (che verrà poi esaudito dai familiari) di essere sepolto con una coda di bufala;
- lasciato il podere, egli si sposa con Nicolina, farà vari lavori a Battipaglia (un centro cresciuto con lo sviluppo agricolo-industriale della Valle del Sele e ricostruito dopo la guerra), si costruisce una casa, porterà avanti la famiglia con sacrifici e dignità;
- gli regalano il libro Contadini del Sud, ma legge solo la sua intervista e si stupisce, da taciturno, di quante cose abbia detto a Scotellaro. Per questa innata ritrosia e per rispetto alla memoria di Rocco, non concederà mai più interviste;
- la morte lo raggiungerà all’improvviso nel 1989, a 53 anni.
Quella di Cosimo è una vita come tante, occasionalmente consegnata alla storia che i De Filitto fanno rivivere con il racconto a scolaresche ed adulti, come parte di un progetto organico che fa conoscere ed onora la tradizione lavorativa del processo bufalino e agricolo in generale con vari eventi e servizi, tra i quali:
- MOSTRA FOTOGRAFICA E DOCUMENTALE SULL’ARGOMENTO
- PRESENTAZIONI DEL LIBRO su “Il poeta e il bufalaro”
- MOSTRA ATTREZZI ANTICHI del MONDO DELLA BUFALA E DELLA MOZZARELLA
- SPETTACOLO TEATRALE “La Coda della Bufala”
- ASSAGGI PRODOTTI CASEARI RIGOROSAMENTE ESEGUITI CON LATTE DI BUFALA
- LABORATORI PER SCOLARESCHE.
Servizi fruibili con una visita o un soggiorno in questa bellissima struttura distante meno di 10’ dal casello di Eboli, sulla A2 (www.feudoronalfre.it 333.157 7320).
Nota conclusiva
Scotellaro aveva già intuito la rilevanza di Eboli ma studiandola con sistematicità e senza distorsioni ideologiche ne intuisce il valore oggettivo di area di potenziale riferimento per cambiamenti in altre aree del SUD.
Il volume La coda della Bufala, chiarisce che nel 1953 Eboli non era più solo la città-snodo stradale (Statale 18 e 19) e ferroviario per la Lucania ma soprattutto una frontiera tra modernità che avanzava e mondo subalterno, a sua volta in evoluzione.
Nel 1950, a 7 anni dallo Sbarco di Salerno, Scotellaro trova una realtà che oltre ai traumi della guerra ed ai drammi del dopoguerra, affronta novità epocali nell’assetto della proprietà agricola (riforma fondiaria, preminenza dei grandi affittuari dal Nord) e riesce ad evolvere con spirito d’adattamento, laboriosità, espedienti, movimenti politico-sindacali, competenze fornite dall’Istituto Agrario, dall’Università e dal suo Centro di Sperimentazione, scommessa per sul futuro.
Per questo mix di fattori, pur con diseguaglianze e contraddizioni, la piana è sviluppata progressivamente e dai primi del 2000 l’area di Campolongo/Eboli del racconto Nel cuore della Bufala, insieme alla intera Valle del Sele, si segnala per vari aspetti interessanti:
- è la più produttiva della Campania, configurandosi come area di riferimento in Europa per la produzione della cosiddetta IV Gamma;
- è una delle massime esportatrici in Europa delle insalatine in busta e nello specifico della rucola.
- la mozzarella di Bufala ha un ottimo posizionamento sul mercato grazie al lavoro di 3.000 nuovi bufalari, contadini di etnia Sikh, parte dei 200.000 altri indiani del PunJab presenti nell’agricoltura italiana (nella contigua Battipaglia c’è un tempio Sick);
- l’aeroporto civile di Salerno e Costiera amalfitana è a meno di 1,5 Km dall’azienda Agricola Feudo Ron Alfrè, testimonianza del dinamismo dell’area
Sono dati essenziali di un SUD diverso dagli stereotipi che merita di essere conosciuto per onorare l’impegno ed il pensiero di Scotellaro ma anche per segnalare iniziative come quelle del Feudo Ron Alfrè che in modo concreto cercano di far apprezzare la fondamentale importanza della ruralità e di modi diversi e migliori per viverla. I destinatari principali dei suoi programmi sono le nuove generazioni e le persone che praticano un turismo riflessivo. Entrambe queste categorie sono potenzialmente interessate a capire la crescente rilevanza della Campagna, sia per la nutrizione e la preservazione dell’ambiente che per far comprendere le evoluzioni nel lavoro dei campi, per i quali sono cruciali competenze sempre più qualificate e gratificanti. Quanto, se non più gratificanti di altri lavori.
Una dimensione di lavoro e dignità che era negli ideali e nelle speranze di Rocco Scotellaro.