Recupero ed innovazione nella campagna grazie ad “agricoltori custodi”

Sommario

Riprendiamo il tema della CAMPAGNA per segnalare attività innovative che fanno sperare in un recupero della sua centralità necessaria alla salvaguardia dell’ambiente, valorizzazione della biodiversità, produzione “sostenibile”di beni alimentari,  contrasto allo spopolamento ed alla disgregazione sociale dei piccoli centri.

Approfondimento

Intervista a Rem Koolhaas

Valorizzazione della campagna

Anche se ancora poche rispetto al necessario, un numero crescente di persone scelgono l’agricoltura come attività professionale, spesso dopo esperienze in altri campi. Sono persone consapevoli che il lavoro in campagna non può essere un ripiego perchè la moderna agricoltura richiede grandi competenze basate su saperi tradizionali ma anche su nuove conoscenze.

Tra i vari ruoli professionali necessari vi è quello dell’agricoltore custode (ora previsto dalla legge nazionale del 28/2/2024), persona che coltiva, conserva e protegge in una specifica area varietà di frutta, ortaggi e cereali. In questo servizio riportiamo l’esperienza di Silvano Di Leo che opera nel territorio di Castronuovo Sant’Andrea (Pz), nel Parco del Pollino con obiettivi e modalità non dissimili da quelle di altri portatori di novità in agricoltura.

Il contesto socio culturale

Nell’ultima delle nostre visite ad iniziative e strutture culturali di Castronuovo S.A. dovute all’instancabile impegno del noto storico e critico d’arte Giuseppe Appella abbiamo avuto modo di conoscere Silvano Di Leo e la sua innovativa attività nella orticoltura che gli ha meritato il titolo di “agricoltore custode”.

Castronuovo Sant’Andrea è uno dei paesi del Parco Nazionale del Pollino con meno di 1000 abitanti, dove lo spopolamento e l’emigrazione sono un fenomeno socioeconomico che preoccupa perchè, come dappertutto, l’assenza di prospettive mettono a rischio la coesione sociale a la vivibilità della comunità oltre al suo impoverimento economico.

La nuova agricoltura praticata da Di Leo è un’attività innovativa che si aggiunge ad importanti novità di tipo culturale già segnalate in passato ed oggetto della recente pubblicazione Custodi di Bellezza, di Giuseppe Appella sul polo museale di Castronuovo S.A. Paese dove, oltre alle opere di grandi artisti come Consagra e Maccari nella scenografica piazza DELLA LIBERTÀ vi sono: MIG-Museo internazionale della Grafica, il museo-atelier Guido Strazza per la calcografia e quello di Kengiro Azuma per la grafica, il museo della vita e delle opere di Sant’Andrea Avellino, il Museo diffuso con i 50 presepi della Collezione Vanni Scheiwiller.

Strutture culturali cui si aggiungerà a breve la Grande Biblioteca Comunale “Alessandro Appella” con decine di migliaia di volumi sulle arti, molti dei quali provenienti da Fondi donati al prof. Giuseppe Appella da artisti e Fondazioni, in corso di allestimento nel Palazzo Marchesale.

Un insieme di strutture con le quali Di Leo collabora con interesse ed impegno perchè esaltano creatività e spirito di innovazione congeniali alla personalità ed alla sua attività.

Agricoltori custodi, agenti di cambiamento nella campagna

Silvano Di Leo, uomo di cultura, fotografo ed appassionato di grafica, fonde senza alcuno sforzo apparente attenzione per bellezza e creatività con la faticosa operatività di coltivatore/produttore (come emerge anche dalle sue foto usate in questo servizio e la presentazione grafica dei prodotti).

Da un po’ di anni Di Leo ha intrapreso una nuova avventura lavorativa nella orticoltura, iniziata come hobby una decina di anni fa, nei terreni dei nonni, con la coltivazione di antiche varietà di pomodorini che rischiavano di scomparire. Dal recupero si è passati poi alla caratterizzazione ed oggi i pomodorini sono stati inseriti nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della Basilicata. Identificati con l’acronimo PAT e del paese che li ha “custoditi” : pomodorini di Castronuovo di Sant’Andrea, nelle loro tre varietà: rosso lungo, giallo costoluto e giallo lungo.

I rossi, ottimi anche semplicemente strofinati sul pane con olio e sale, hanno un sapore dolciastro e basta aggiungerne quattro o cinque a un qualsiasi piatto per conferirgli un sapore unico. La raccolta avviene da agosto a settembre e si possono conservare appesi a mazzetti da 1 kg.fino ad aprile dell’anno successivo.

Le varietà gialle hanno un sapore più acido e, oltre a farne delle confetture, si possono conservare fino a giugno e gustare al sugo, arrostiti, conditi con olio e sale, con tonno, rucola e cipolla.

Come per altri prodotti, il loro recupero e ritorno sul mercato è stato possibile grazie all’attenzione ed al supporto dell’ALSIA Pollino, l’agenzia regionale che si occupa di innovazione e sviluppo in agricoltura.

Oltre ai pomodorini, Di Leo ha recuperato e coltiva altre antiche varietà PAT che rischiavano di scomparire; i popcorn di Castronuovo di Sant’Andrea da un’antica varietà di mais da padella con la punta spinosa, il melone bianco invernale, il peperone bianco.

Altri prodotti,  inoltre, sono in via di caratterizzazione e prossimi al riconoscimento di PAT: la fava larga, i piselli a vaiana, pere e pesche.

Coltiva inoltre il cetriolo bianco, l’aglio rosato, e un piccolo, antico e raro melone originario dell’India, anch’esso a rischio d’estinzione, che si è adattato molto bene ai terreni e al clima del Pollino.

Si tratta di una vasta gamma di prodotti coltivati in circa 5 ha. di terreno familiare con in prospettiva di poterne affittare altri per eventuali espansioni sulla base degli andamenti di mercato.

La passione per queste coltivazioni s’innesta su un profondo rispetto per per la terra e per il lavoro che vi hanno svolto nonni, paterni e materni, contadini da generazioni. Un lavoro osservato con occhi ammirati dal bambino Silvano che conserva come una ispirazione lo svolgimento di attività agricole: le fatiche dell’ aratura, la quasi assenza di fertilizzanti che non fossero quelli naturali,  le attenzioni della vinificazione, la raccolta e sistemazione per l’inverno di origano, pomodorini, meloni bianchi invernali, ed altri prodotti utili da conservare.

Di quella frugalità operosa necessaria per superare l’inverno con tranquillità a chi aveva accantonato le scorte con preveggenza, Silvano Di Leo conserva alcune abitudini come quella di usare la cenere del camino per concimare.

L’utilizzo della cenere, oltre al letame, è parte della scelta di trattare e di fertilizzare il meno possibile, utilizzando nelle coltivazioni esclusivamente prodotti di origine naturale, che rispettano l’ambiente e la salute delle persone. E adotta gli stessi criteri di cautela contro le malattie e gli insetti,  usando prodotti a base di Bacillus, microrganismi non patogeni che non richiedono “giorni di carenza (cioè giorni in cui non si raccolgono prodotti)”.

Far bene e farlo sapere

La sommaria descrizione delle attività ortofrutticole svolte da Salvatore Di Leo danno l’idea della complessità per produrre beni di nicchia ma il lavoro più faticoso è collocarli sul mercato in modo remunerativo. In questo, un ruolo efficace può averlo la comunicazione (onesta!), la cui essenza è espressa dal motto… far bene e farlo sapere.

Per quanto è possibile Silvano Di Leo cerca occasioni di visibilità in come l’evento annuale Vita di Campagna organizzato nella Fiera di Brescia; itinerari della biodiversità Basilicata cui a breve parteciperà per promuovere una nuova attività sinergica con l’orticoltura, quello dell’accoglienza; varie iniziative di ALSIA; ecc.

Come emerge dalle immagini, Di Leo dedica una cura particolare anche alla confezione (packaging), alle indicazioni scritte ed alla grafica perché si compra anche con gli occhi. Le bellissime etichette dei suoi prodotti sono il frutto della collaborazione con l’artista Raffaele Calleo, un amico che vive in Giappone.

Note conclusive

Silvano spera che il suo esempio possa incoraggiare altri giovani a prendersi cura della Campagna e che insieme ad altri possa mettere a punto l’offerta di un turismo esperienziale per viaggiatori amanti di luoghi non soffocati da overtourism.

In attesa di tempi migliori (di cui cerca di accelerarne l’avvento…), Di Leo si sente comunque ricompensato dei sacrifici perchè: opera in agricoltura come i suoi nonni ed i suoli genitori di cui prosegue, amplia e migliora le coltivazioni; fornisce ad altri la prova che nei territori lucani si possono coltivare altri prodotti di eccellenza oltre quelli già affermati sui mercati (Aglianico, fragole, peperoni di Senise, …); vive lontano da luoghi affollati ed in scenari naturali di grande bellezza, ma, allo stesso tempo, si sente pienamente connesso ad una contemporaneità che , inevitabilmente, avrà sempre bisogno di una campagna come quella in cui egli opera e cerca di essere un riferimento positivo.

Ma al di là della personale soddisfazione, la preoccupazione di Silvano Di Leo è che si accelerino i tempi per un ripopolamento virtuoso della campagna e la crescita di produzioni di nicchia che possano dar luogo a reti all’interno delle quali condividere conoscenze, competenze e soprattutto alcuni onerosi servizi  comuni per arrivare in modo efficace a consumatori disposti a pagare il giusto per prodotti migliori.

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