È uscito alla fine del 2023 il terzo romanzo di Pina Palermo E venni dall’Est. Con addosso un cappotto di astrakan, segnalando già nel titolo che l’origine della vicenda è in un paese ed in contesto socioeconomico diverso dal nostro.
Pina Palermo, lucana nata ad Accettura (MT) si occupa di pittura e manifestazioni della creatività artistica ed ha una grande curiosità verso realtà socioculturali diverse da quelli di origine (di cui peraltro è molto orgogliosa) che indaga e poi descrive attraverso storie immaginarie ma verosimili grazie ad una scrittura stringata ma non frettolosa, supportata da una grande proprietà di linguaggio. Pina, che ha pubblicato il suo primo libro nel 2013, scrive storie narrate con il taglio ed i ritmi propri del romanzo ma sono anche dei saggi socioculturali che forniscono interessanti spunti di riflessione su contesti nazionali ed internazionali.

Il suo primo libro “E non più foglia morta”, è una vicenda che si svolge a Roma, città dove vive e di cui conosce la varietà della condizione umana: dai super ricchi e potenti ai senzatetto. Il lavoro di Pina Palermo è un romanzo-saggio sul popolo “invisibile” di emarginati che si aggirano tra le vie della città, con storie di drammi e dolori ma anche di sentimenti, amicizia, solidarietà, pietà”.
Il secondo libro di Pina Palermo “E con essi chiusa in una stanza”, con temi diversi dal primo, collega la Basilicata all’Europa, attraverso le vicende dei protagonisti. La descrizione storie dei personaggi che incrociano quella dei Briganti, delle due Guerre Mondiale e del Fascismo è fatta con cura letteraria e con amorevole attenzione nel descrivere l’importanza delle radici familiari, i vincoli di appartenenza alla comunità locale, il ruolo delle figure femminili. Inoltre, l’intreccio tra vicende familiare e storia della comunità locale lo rendono quasi un “romanzo storico”. Di grande interesse anche la parte relativa alle vicende che si svolgono in Germania e Svizzera, perché confermano l’importanza delle radici ma mostrano anche la capacità che hanno gli emigrati lucani di comprendere e vivere in una realtà straniera da persone integrate o, addirittura, da protagonisti.






Anche per questo, nel 2018 il libro fu presentato a Stoccarda e Zurigo, oltre che in varie località italiane. Tra le quali Accettura (Mt) e la Fiera Nazionale della piccola e media Editoria a Roma, nello straordinario Palazzo dei Congressi “La Nuvola” dello studio Fuksas, con interventi del Presidente dell’associazione dei Lucani a Roma, del rappresente del Consiglio Regionale di Basilicata e 3 relatori.


Il terzo libro di Pina Palermo, E venni dall’Est con addosso un cappotto d’astrakan, (Pioda Imaging Editore, 2023) è una nuova storia a cavallo dei confini nazionali, ma questa volta a parti invertite: si parte dalla Polonia per arrivare in Italia. La protagonista è una donna misteriosa che all’inizio del racconto si presenta all’autrice per consegnarle un diario contenete una storia che non ha il coraggio di raccontare direttamente per la gravità delle imbarazzanti vicende vissute.
La protagonista Agnieszka è stata infatti vittima di una violenza familiare che, oltre a segnarne la psiche per anni, la costringerà a lasciare la famiglia ed i luoghi del cuore (la zona dei Monti Tatra, a sud di Cracovia) per andare altrove, prima nel suo paese (Danzica, ecc.) e poi in Italia (Trieste, Milano, Firenze, ecc). Tappe di una dolorosa odissea che, dopo i primi dieci anni di una vita modesta ma dignitosa e con momenti di letizia vissuti nella campagna dei monti Tatra, la protagonista affronta da sola risparmiando all’intero nucleo familiare la vergogna per la nascita di una bimba fuori da una relazione regolare. Aiutata dal silenzio del parroco e soprattutto dalla sua attiva ricerca di soluzioni pratiche, troverà rifugio in un istituto di suore e poi una sistemazione presso un’agiata coppia senza figli, in una casa accogliente della splendida città di Danzica. Dove vivrà i soli pochi anni di un’esistenza confortevole, lontana dalla quotidianità dignitosa ma scomoda della campagna nei Monti Tatra e del convento, ma sempre pensando in segreto alla figlia data in affidamento ad una coppia ignota, forse di Roma. Un pensiero sempre più assillante che spinge la protagonista ad andare in Italia con una scelta impulsiva (si era impegnata a non cercarla mai più), attraverso intermediari che non le daranno il lavoro dignitoso sperato, ma il suo opposto! E infatti, improvvisamente ed improvvidamente, parte dall’est con un cappotto di astrakan, simbolo dell’agiatezza che lascia, dono della famiglia di Danzica che l’aveva accolta e che non cesserà di ricordarla e cercarla….
Le vicende in Italia sono quelle di un racconto noir caratterizzate da sofferenze ed umiliazioni tipiche del mondo della marginalità in cui è condannata a lavorare. Storie di persone svantaggiate che “prendono” il lettore poiché la finzione letteraria è corrispondente a ciò che avviene realmente nel mondo della marginalità. Una condizione descritta dall’autrice con un’attenzione dolente, senza compiacimento e dettagli voyeuristici ma, anzi, sforzandosi di intravvedere la speranza. Rappresentata dai tentativi di riscatto di alcuni dei personaggi del romanzo.
Oltre alla speranza, altri sentimenti ricorrenti nel racconto sono l’amicizia e l’amore verso persone affidabili, il dolore e lo smarrimento per le speranze e la fiducia tradita da estranei e familiari ma, incredibilmente, anche il perdono. Infatti, in un racconto in cui la protagonista subisce torti e violenze, Agnieszka s’interroga spesso sul perdono da accordare a chi l’ha offesa, spiazzando il lettore. Sono sentimenti che ricorrono in una scrittura non cerebrale ma seriamente riflessiva, anticipata in un certo senso anche dai titoli un po’ misteriosi dei lavori di Pina Palermo.
L’autrice, anche in quest’ultimo libro mostra la sua capacità di descrivere luoghi altrove offrendo motivi di grande interesse anche a lettori che prediligono maggiormente la conoscenza di contesti socio culturali rispetto alla narrazione di vicende individuali. Nel libro l’autrice parla della luce dei luoghi, della temperatura ed i colori delle stagioni, degli odori delle piante e della cucina. E, per es., quando parla del grande freddo (problema angosciante per gli svantaggiati) il lettore ne avverte quasi il disagio. Si intravvede inoltre anche l’eleganza e l’agiatezza della borghesia (con ambienti confortevoli e buon cibo) e scorci di città di grande bellezza come Danzica, uno splendore assoluto.
Inoltre, nel corso del romanzo c’è anche l’evocazione di vicende storiche drammatiche che hanno segnato non solo la storia polacca ma quella dell’Europa del dopo guerra (Lech Walesa e gli scioperi dei cantieri di Danzica, la figura ed il ruolo di Papa Karol Wojtyla, il Presidente Jaruzelski ed altri).
Sono passaggi della narrazione fatti non per attrarre gli appassionati di letteratura del viaggio (che è altra cosa) ma citazioni strettamente funzionali alle vicende del romanzo e per ricordare che gli immigrati polacchi di qualche anno fa non erano solo mestieri (lavavetri, muratori, badanti,…) ma persone (come altri immigrati) con culture e sentimenti, sradicati da luoghi dell’anima spesso carichi di storia, bellezze architettoniche e paesaggistiche, ottime tradizioni culinarie,ecc.
A breve sono previste presentazioni di quest’ultimo lavoro di Pina Palermo nel corso delle quali emergeranno sicuramente altre caratteristiche rilevanti del libro.