Sono in continuo aumento le iniziative editoriali che riguardano i borghi italiani e alcune di esse sono presenti anche in Basilicata. Si segnala la Collana BASILICATA – Studi e Ricerche curata dall’Azienda Tecnostampa Gruppo Grafiche Dibuono, a Marsicovetere – Villa d’Agri (Pz) che fino ad ora ha pubblicato ben diciotto titoli su altrettante realtà lucane. La collana lascia spazio ad autori, ricercatori e saggisti di poter condividere ed esprimere la storia, l’arte, la cultura, il territorio e le mille sfaccettature di una regione da scoprire. Tra i titoli, si segnalano di seguito quelli oggetto di nostri approfondimenti.
Il numero 9, ARMENTO. Un lavoro dei ricercatori del CNR di Potenza, su origine, etimologia, storia, archeologia, numismatica, costituzione topografica e orografia che ha preso lo spunto e valorizzato una ricostruzione storica redatta nell’800 dall’abate Villone. Dal lavoro è stata anche ricavata un’installazione multimediale presentata meno di un anno fa.
Atmosfere e luci di antichi borghi. Numero 11 della collana scritto da Celeste Pansardi che partendo dall’archivio storico della famiglia Filizzola di Nemoli (Pz) rievoca storie familiari e fornisce un interessate quadro della borghesia e dell’insieme della società nella Valle del Noce.
Il numero 18, l’ultimo della collana, uscito nel marzo 2019: PRÈET. Castelgrande, linguaggio e territorio, il nuovo libro di Giuseppe Maria Lotano, è un lavoro più articolato degli altri che lo hanno preceduto di cui peraltro ripropone aspetti qualificanti. Nella prima parte, si trovano nuove poesie e le sue riflessioni sul linguaggio, un tema cui l’autore dedica grande attenzione anche in questo lavoro.
Oltre alla poesia, nel ponderoso volume di 450 pagine ha un ruolo preminente, la saggistica frutto di un lavoro di mesi svolto dall’autore in Basilicata. Nei due terzi del suo libro PRÈET (Pietra), Lotano descrive con brevissime schede storie, personaggi, abitudini sociali, saperi artigianali e contadini, migrazioni, attività industriali, opere pubbliche, attività scientifiche, pratiche religiose, variazioni anagrafiche, architettura laica e religiosa, eventi sismici, infrastrutture nazionali che attraversano il “suo” territorio, prodotti agricoli, altri beni materiali ed immateriali. La sinteticità dei capitoli tematici, la prosa avara di aggettivazione, quasi da documento pubblico, sembra dettata dalla preminente preoccupazione di catalogare ordinatamente fatti e specificità di Castelgrande per salvaguardarne la memoria.